Intervista a Fabio Benzi.
Giacomo Balla (1871–1958) è tra i primi protagonisti del divisionismo italiano, quando nei primi anni del ‘900 comincia a dipingere quadri di matrice pointilliste, senza aderire pienamente al programma dei suoi massimi esponenti. Diviene poi un esponente di spicco del Futurismo, firmando con Marinetti e altri tra cui Boccioni, Carrà e Russolo, i manifesti che sancivano gli aspetti teorici del movimento, il primo nel 1909 e in particolare nell’anno seguente, il Manifesto dei pittori futuristi. Dopo diversi anni di coinvolgimento attivo, nel 1937 scrive una lettera al giornale Perseo con la quale si dichiara estraneo alle attività futuriste: le opere degli anni ‘30 sono contrassegnate da un ritorno, seppur innovativo, alla figurazione. La mostra “Giacomo Balla. Dal Futurismo astratto al Futurismo iconico” presso il Palazzo Merulana di Roma.