di LORENZO COLAPIETRO
Negli anni ’90 furono i ragazzi di “Beverly Hills 90210”, dieci anni dopo è toccato alle storie dei protagonisti “Dawson’s Creek” seguiti a ruota da “The O.C.” e infine l’ostentata opulenza dei rampolli dell’Upper East Side di “Gossip Girl”.
Tutte queste serie hanno raccontato vite, amori e problemi della y generation o millennials. Una generazione a cavallo tra grandi novità, soprattutto nelle tematiche sociali. Viene sdoganato il sesso, che diventa un elemento fondamentale nelle storie, si parla di droga e abusi, di violenza sessuale e infine arrivano i primi personaggi gay.
Cosa è cambiato da quelle ormai lontane serie tv? Come sono cambiati gli adolescenti e cosa raccontano gli show televisivi di oggi?
Il sesso rimane sempre uno degli “ingredienti” fondamentali e nel nuovo millennio viene raccontato con più schiettezza e con poche riserve. Nonostante l’argomento sesso sia stato ampiamente sdoganato le stime parlano chiaro: in merito c’è pochissima informazione. A tal proposito, uno degli show tv – apprezzato da critica e pubblico – che ha come argomento fondamentale proprio l’erotismo è “Sex Education”. La serie britannica, creata da Laurie Nunn e prodotta de Netflix, racconta le avventure di Otis, adolescente che ha per madre una famosa terapista sessuale, questo lo rende molto sensibile ai problemi erotici dei suoi compagni, tanto da riuscire ad aiutarli. Senza retorica e sermoni, “Sex Education” racconta problemi e dubbi di una generazione allo sbando in maniera ironica e divertente.
Prime volte, omosessualità e problemi fisici vengono raccontati dai vari personaggi che attraversano la vita di Otis e dei suoi amici, nonostante viri verso il comedy, Sex Education è una serie intelligente e da non prendere troppo alla leggera.
Se negli anni ’90 i problemi di dipendenza (droga o alcool che siano) venivano affrontati in tv con il supporto degli amici e della famiglia, ora le cose sono diverse. La droga perde la forma di spauracchio, di un evento casuale legato ad un singolo episodio, ora è reale ed è presente. A “Euphoria”, serie targata HBO e creata da Sam Levinson, è forse quella che meglio incarna la problematica della dipendenza e dell’incapacità di comunicazione di una generazione cresciuta nell’epoca dei social network. Rue è una ragazza che torna a scuola dopo aver passato l’estate di rehab a causa di un’overdose. Nonostante il tempo passato a curarsi Rue è costantemente alla ricerca di nuovi modi sballarsi. Unico raggio di sole è Jules, ragazza transgender, appena arrivata in città.
Scorretta, trasgressiva, provocatoria e decisamente sopra le righe, “Euphoria”, è la serie che racconta meglio la generazione Z nata e cresciuta tra Youporn, alcool e droga. I personaggi di “Euphoria” vivono la loro vita anestetizzati e costantemente alla ricerca di un modo per provare emozioni, anche negative.
Incredibilmente realistica, Euphoria, è stata definita il manifesto della nuova generazione.
Tra sesso e droga si è fatta strada, quasi in sordina, una web series scandinava il cui nome è “Skam” ed è talmente seguita da meritarsi un format internazionale Approdata anche nel bel paese, “Skam Italia” – inizialmente su Tim Vision e da quest’anno presente su Netflix – racconta le vite di un gruppo di adolescenti di Roma alle prese con la scuola e i problemi personali di tutti i giorni. Ogni stagione segue le vicende di un personaggio specifico e concentra i suoi episodi su tematiche specifiche. Durante la messa in onda vengono rilasciate clip giornaliere sia sul sito ufficiale della serie che sulle varie pagine social, i video e gli screenshot dei messaggi inviati andranno poi a delineare e completare l’episodio. La serie in ogni stagione affronta diversi a seconda del personaggio protagonista, parlando apertamente di problemi mentali, sesso, omosessualità, indipendenza, femminismo e religione. Attualmente è in produzione la quarta (e si pensa ultima stagione) che andrà online su Netflix e che avrà come protagonista Sana, ragazza italo-tunisina e musulmana.